Mille anni di cultura valdostana

La cultura valdostana è stata nel corso della sua storia millenaria strettamente legata alle consuetudini, alle istituzioni e alle convinzioni morali, religiose e politiche del popolo che l’ha espressa. Essa ha prodotto figure la cui influenza è stata indiscutibile ben oltre i confini della Valle. È sufficiente ricordare, tra gli intellettuali del XX secolo, gli storici Federico Chabod ed Ettore Passerin d’Entrèves, il filosofo Alessandro Passerin d’Entrèves e il critico letterario Natalino Sapegno.

  Federico Chabod
Sant'Anselmo d'Aosta

Le origini

Se l’alto Medio Evo non ha lasciato alcun documento scritto di produzione locale, la vita intellettuale dell’XI secolo brilla di viva luce grazie a sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109), arcivescovo di Canterbury, uno dei massimi filosofi cristiani di tutti i tempi, autore tra l’altro del Monologion, del Proslogion e del trattato Cur Deus homo.

Le prime opere scritte attribuibili a scribi valdostani, redatte in latino, sono libri liturgici datati dal XII al XVI secolo, che provano la presenza nella regione di scriptoria ecclesiastici. A partire dal Duecento, la lingua volgare – il francese – appare in opere letterarie d’importazione o (come nel caso di una versione in prosa del romanzo in versi La chastelaine de Vergy e del dramma sacro Mystère de saint Bernard de Menthon, entrambi del XV secolo, di produzione locale.

Sant'Anselmo d'Aosta  
   

La storiografia e la cultura letteraria

Il Quattrocento segnò il vero inizio della produzione letteraria valdostana in lingua francese: la prima personalità di spicco delle lettere franco-valdostane fu Pierre du Bois, autore della Chronique de la Maison de Challant (1460), opera storiografica di grande interesse anche dal punto di vista letterario. Ufficializzato nel 1561 l’uso esclusivo del francese negli atti ufficiali, nel 1588 apparvero le Coutumes générales du Duché d’Aoste, lavoro di grande significato morale e civile che regolò la vita giuridica valdostana sino al 1770.

Nei secoli XVI e XVII la produzione culturale assunse un orientamento storico ed agiografico come testimoniano opere quali il Catalogus reverendissimorum presulum civitatis Auguste Pretoree (1555 ca.) di Jean-Louis Vaudan, appartenente a quel clero valdostano colto ed erudito che si ritroverà quale costante riferimento della cultura locale, e il Profil historial et diagraphique de la très antique cité d’Aouste (1650 ca.) di Jean-Claude Mochet, per lungo tempo una delle fonti più importanti per la storia valdostana. Riprendendo un genere codificato come quello delle vite dei santi, Roland Viot, prevosto del Gran San Bernardo, pubblicò nel 1627 il Miroir de toute saincteté en la vie du saint merveilleux Bernard de Menton: un autentico gioiello della letteratura valdostana seicentesca.

Intanto, dal 1604, il Collège Saint-Bénin ricopriva un ruolo fondamentale  nella diffusione della cultura, istruendo e formando la futura classe dirigente valdostana e divenendo in pochi anni una delle più importanti istituzioni culturali degli stati sabaudi. Al clero locale appartenne anche uno dei più illustri esponenti della storia politica e religiosa del XVII secolo, Albert Bailly, vescovo di Aosta dal 1659 al 1691, fine letterato e fecondo scrittore: autore dell’Etat intramontain (1673), ispiratore della Déclaration gallicane du clergé valdôtain (1661), egli definì, formulando il concetto di «intramontanismo», una delle basi del particolarismo valdostano.

  Mons. Albert Bailly

 

La prima metà del XVIII secolo è dominata dalla personalità di Jean-Baptiste de Tillier (1678-1744) la cui imponente opera vide la luce in un clima politicamente tormentato dall’antagonismo sempre più marcato tra il centralismo sabaudo e le aspirazioni autonomistiche del Pays d’Aoste. I suoi scritti, censurati e sequestrati perchè atti a fomentare lo spirito indipendentistico, furono pubblicati dopo più di un secolo dalla sua scomparsa. Tra i titoli più significativi della sua imponente produzione, l’Historique de la Vallée d’Aoste, le Chronologies e il Nobiliaire du Duché d’Aoste.

Il clima politico degli ultimi decenni del XVIII secolo e i rapidi mutamenti susseguitisi dalla Rivoluzione francese sino alla Restaurazione rallentarono per qualche decennio l’attività culturale.

  Jean-Baptiste De Tillier

Primo evento di un certo respiro in campo storiografico fu la pubblicazione, nel 1839, del modesto Historique du Pays d’Aoste del canonico Félix Orsières (1803-1870). Nell’ambito letterario, fiorì in quegli anni la cosiddetta Pléiade valdôtaine, tra i cui esponenti più originali figurano i fratelli Ferdinand e Alcide Bochet, entrambi poeti.

Gli anni ‘40 si aprirono con la nascita della stampa locale: il 15 gennaio 1841 uscì La Feuille d’annonces d’Aoste, prima delle innumerevoli testate che costituiranno il vivace universo dei periodici locali, animato sul finire del secolo dall’appassionato dibattito tra il cattolico Duché d’Aoste e il laico Mont-Blanc.
La nascita nel 1855 dell’Académie Saint-Anselme, ad opera del priore Jean-Antoine Gal (1795-1867) e di un gruppo di intellettuali ecclesiastici e laici, diede un impulso decisivo allo sviluppo della storiografia locale: in questo contesto vedranno la luce opere come la monumentale Histoire de l’Église d’Aoste di mons. Joseph-Auguste Duc (1835-1922), le monografie parrocchiali e i repertori del canonico Pierre-Etienne Duc (1827-1914) o le edizioni di fonti del canonico François-Gabriel Frutaz (1859-1922).

La Feuille d'annonces d'Aoste  
   

Le relazioni che il priore Gal intrattenne con eminenti personalità della cultura italiana ed europea del tempo e la pubblicazione a Parigi, nel 1860, della magistrale opera di Edouard Aubert La Vallée d’Aoste, produssero un interesse per la Valle anche al di fuori della regione. Ne sono testimonianza opere come Le antichità di Aosta (1864) di Carlo Promis o Castelli valdostani e canavesani (1897) di Giuseppe Giacosa.

Nella seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di sviluppo della narrativa e della poesia locali, acquista dignità letteraria anche il dialetto franco-provenzale, grazie all’opera del sacerdote Jean-Baptiste Cerlogne (1826-1910).

  Edouard Aubert
   

Figura leggendaria nel panorama culturale del secolo è quella dell’abbé Amé Gorret (1836-1907), l’”Ours de la montagne”, versatile e originale scrittore, le cui opere costituiscono il punto più alto raggiunto dalla letteratura alpina valdostana (Victor Emmanuel sur les Alpes, 1878; Guide de la Vallée d’Aoste, 1877, scritto in collaborazione con il barone Claude-Nicolas Bich).

La forma letteraria prediletta dagli autori di questo periodo fu soprattutto il racconto, come attestano le numerose raccolte del genere, tra le quali le Légendes et récits recueillis sur le bord du Lys (1901) di Jean-Jacques Christillin oppure le Veillées valdôtaines illustrées (1912) di Tancredi Tibaldi, autore anche della prima opera di storia locale in italiano: La regione d’Aosta attraverso i secoli, pubblicata in 5 volumi tra il 1900 e il 1916.


Amé Gorret  
   

Relativamente allo stesso periodo, si segnala l’attività del giovane sacerdote Pierre-Antoine Maquignaz (Jacquême), elegante poeta e narratore, scomparso prematuramente sul fronte nel 1917.

Negli anni successivi Léon-Marius Manzetti si cimentò nella poesia (Première moisson, 1923), nel teatro (L’âme ensoleillée, 1932) e nella narrativa, mentre la poetessa Eugénie Martinet (1896-1983) frequentava a Milano Saba, Montale, Vittorini e Gadda.

Eugénie Martinet  
   

La produzione letteraria degli anni del fascismo fu condizionata da un regime che impediva ogni contatto con la cultura francofona ed attuava una massiccia opera di italianizzazione, mentre il clero vigilava nella grande maggioranza a difesa della tradizione.

In questo contesto il notaio Emile Chanoux, pervaso della cultura regionalista promossa dal dottor Anselme Réan e dall’abbé Joseph Trèves – rispettivamente fondatori della Ligue valdôtaine pour la protection de la langue française e della Jeune Vallée d’Aoste – elaborava il suo progetto federalista, non solo come teorico, ma forte del suo attivismo religioso e politico che gli sarebbe costata la vita nel maggio del 1944. L’impegno politico a favore dell’autonomia contraddistinse anche l’opera dei canonici di Sant’Orso Jean-Joconde Stevenin (1865-1956), Maxime Durand (1895-1966) e Joseph Bréan (1910-1953).

  Jean-Joconde Stévenin
   

L’organizzazione ad Aosta nel 1956 del XXXI Congresso storico subalpino ha avviato un radicale rinnovamento della storiografia locale di cui si fece interprete mons. Amato Pietro Frutaz (1907-1980), autore delle Fonti per la storia della Valle d’Aosta (1966).

Nel 1968 André Zanotto (1933-1995), pubblicava l’Histoire de la Vallée d’Aoste, la cui diffusione è paragonabile a quella che ebbe a suo tempo l’Histoire populaire religieuse et civile de la Vallée d’Aoste dell’abbé Joseph-Marie Henry, edita nel 1929.

Nel 1976 un altro allievo del Frutaz, il prof. Lin Colliard dava alla luce la sua Culture valdôtaine au cours des siècles, vero e proprio trattato sulle correnti e i protagonisti del pensiero e della letteratura locali dal Medioevo fino alla metà del Novecento. Contestualmente, l’Archivio storico regionale procedeva a un’importante opera di edizioni di fonti, grazie anche alla collaborazione di Orfeo Zanolli (1919-1997).

Ispirandosi agli insegnamenti di questi illustri predecessori, numerosi studiosi e letterati di espressione italiana, francese e franco-provenzale contribuiscono oggi all’arricchimento di una cultura vivace ed eterogenea, riflesso di una società attenta alla propria storia e nel contempo aperta al progresso delle idee.

L'abbé J.Marie Henry e Lino Vaccari  
   

La cultura scientifica

Le prime importanti ricerche di ambito scientifico legate alla Valle d’Aosta si collocano nella seconda metà del XVIII secolo e sono dovute a scienziati della corte impegnati nello studio delle risorse naturali della regione: Esprit-Benoît e Jean-Baptiste Nicolis di Robilant si occuparono in particolare delle ricchezze del sottosuolo, spiegando le potenzialità dello sfruttamento minerario del territorio.

Nel 1783 l’intendente del Ducato Aimé-Louis Vignet des Etoles stilò una Relation sur les forêts et l’industrie métallurgique de la Vallée d’Aoste, anticipando l’attività del pioniere dell’industria valdostana Pantaléon Bich, i cui interessi spaziavano dall’arte tessile alla metereologia.

Emarginata da tempo rispetto ai centri più importanti dell’economia e della politica, la Valle d’Aosta fu come risvegliata da una sorta di assopimento a partire dalla metà del Settecento, in seguito allo sviluppo repentino di un turismo di qualità, rappresentato da viaggiatori stranieri smaniosi di scalare le montagne più alte d’Europa e da personaggi di rango in cura presso gli stabilimenti termali di Saint-Vincent, Pré-Saint-Didier e Courmayeur. La scoperta e valorizzazione delle sorgenti minerali e delle acque termali locali diventarono il filo conduttore di una lunga serie di importanti opere: Traité des eaux minérales de Courmayeur di Dominique Mollo (1728), Analyse des eaux minérales de S. Vincent et de Courmayeur dans le duché d’Aoste di Vittorio Amedeo Gioanetti (1779); Guida ai bagni ed alle acque minerali di Courmayeur con alcuni cenni sulle terme di Pré-St.-Didier di Giovanni Antonio Giusta (1875). Vanno segnalate in questo ambito anche le opere del medico Auguste Argentier Guide pratique aux bains de Pré-St-Didier en Val d’Aoste (1857) e Courmayeur et Pré-St-Didier (1864). Fu lui a dare vita il 5 giugno 1859 all’Album des grandes Alpes, primo giornale valdostano di turismo ed alpinismo che durò il breve spazio di un’estate.

   

L’inizio del XIX secolo vede un interesse scientifico in particolare legato ai problemi concreti posti dal progresso tecnico avanzante: costruzione della ferrovia, bonifica dei terreni paludosi, sfruttamento delle miniere e del patrimonio boschivo, arginatura della Dora Baltea, salute e igiene.

In questo contesto spicca la figura del medico César Grappein (1772-1855), sindaco di Cogne, attento alle questioni sociali della propria comunità, sperimentatore di una coraggiosa quanto effimera gestione comunitaria delle miniere del luogo.

Un altro scienziato valdostano, Laurent Cerise (1807-1869), divenne negli stessi anni insigne neurologo a Parigi.

Genio inventivo valdostano per antonomasia fu Innocent Manzetti (1826-1877), inventore di un prototipo del telefono e di altre macchine stupefacenti, da cui non ebbe tuttavia né notorietà né ricchezza.

  César Grappein
   

Intorno alla metà dell’Ottocento operò il priore di S. Orso Georges Carrel (1800-1870), esperto di botanica, geologia, astronomia, chimica e fisica e fondatore del primo osservatorio meteorologico ad Aosta. Dopo aver contribuito alla fondazione dell’Académie Saint-Anselme, nel 1858 diede vita, insieme al canonico Edouard Bérard, alla Société de la Flore Valdôtaine. Amante della montagna, Carrel contribuì significativamente allo sviluppo dell’alpinismo nella regione, accompagnando nelle loro escursioni illustri viaggiatori inglesi e creando, nel 1866, la sezione locale del Club Alpino.

Georges Carrel  
   

Alpinista, botanico, meteorologo fu anche Pierre Chanoux (1828-1909), rettore dell’Ospizio del Piccolo San Bernardo e fondatore nel 1897 del giardino alpino Chanousia, con la collaborazione dell’abbé Joseph-Marie Henry (1870-1947). Quest’ultimo creò un suo giardino al Plan Gorret di Courmayeur e presiedette la Société de la Flore per il primo cinquantennio del XX secolo. Appassionato di montagna, prosegue la tradizione alpinistica del clero locale, raccogliendo i suoi preziosi consigli nella guida del 1913 Valpelline et sa vallée.

Il canonico Pierre-Louis Vescoz (1840-1925), storico e archeologo ma soprattutto geografo, si distinse nella realizzazione di plastici dell’orografia valdostana e nel 1870 pubblicò la prima Géographie du Pays d’Aoste.

Il 31 agosto 1867 nacque ad Aosta il Comice Agricole, il cui contributo allo sviluppo economico della regione, mediante la divulgazione scientifica al mondo contadino, fu decisivo, anche grazie all’attività dell’agronomo Louis-Napoléon Bich (1845-1909), suo presidente per un ventennio.

L'abbé Pierre Chanoux
  Pierre Chanoux
   

Un eminente collaboratore del Bulletin de la Flore fu il geologo, meteorologo e geografo Umberto Monterin (1887-1940). Direttore degli osservatori del Monte Rosa, egli approfondì lo studio dei ghiacciai valdostani con l’ausilio delle sue doti alpinistiche. Una sua spedizione nel Sahara diede impulso all’analisi delle variazioni climatiche, avviando una disciplina conosciuta come climatologia storica.

Nell’ambito dell’antropologia e delle spedizioni scientifiche spiccano due personaggi: Giuseppe Capra (1873-1952), poliglotta, geografo, etnografo, protagonista di esplorazioni in ogni continente, e Jules Brocherel (1871-1954), figura poliedrica, interessato all’alpinismo e all’etnografia, alla botanica, alla mineralogia e alla climatologia. Credendo nelle potenzialità della Valle d’Aosta a livello turistico, Brocherel si impegnò a promuoverne l’immagine. Fu un fotografo e giornalista fecondo, autore di reportage dei propri viaggi su prestigiosi giornali internazionali e fondatore, nel 1919, della rivista Augusta Prætoria, che diresse – dopo una lunga eclissi dovuta a motivi politici (1927-48) – fino alla sua definitiva chiusura (1953).

Jules Brocherel  


Negli ultimi decenni si osserva un rinnovato interesse verso le discipline scientifiche, da un lato legato allo studio del territorio e alle tematiche ambientali, dall’altro lato connesso a iniziative di ampia portata promosse dall’Amministrazione regionale, quali le annuali Rencontres de physique di La Thuile e la recente creazione dell’Osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy.


Per avvicinarsi alla conoscenza della letteratura valdostana sono disponibili i seguenti documenti in formato pdf, liberamente scaricabili e stampabili.

Approfondimenti (opuscoli in pdf liberamente scaricabili e stampabili)

I documenti di interesse locale sono conservati nella sezione Fondo Valdostano.

I manoscritti e i documenti d'archivio sono conservati all'Archivio storico regionale.